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Storia dello Shiatsu Zen

La conoscenza di principi e pratiche della medicina tradizionale cinese, tra cui il messaggio terapeutico noto come anma, si diffuse in Giappone nel VI secolo, assieme al buddismo e alla filosofia cinese. Di lì a poco, queste discipline si consolidarono e iniziarono a evolversi indipendentemente dalle loro origini. Questo avvenne soprattutto durante il periodo Edo (l'antico nome di Tokyo), il rinascimento artistico e culturale giapponese, tra l'inizio del XVII e la fine del XIX secolo. Fu stabilito che l'anma doveva essere praticato dai ciechi perché i non vedenti hanno il senso del tatto molto sviluppato.
Tuttavia l'anma ne risentì perché i non vedenti avevano poche possibilità di acquisire un'educazione scientifica approfondita. Di conseguenza, mentre altri tipi di medicina fecero un balzo in avanti, combinando teorie tradizionali con nuove tecniche più legate alla scienza contemporanea che alla spiritualità, l'anma finì per perdere i propri aspetti medici e la propria credibilità, a eccezione di una particolare terapia, nota come ampuku, utile a quei tempi per i problemi associati alla gravidanza e al parto. All'inizio del XX secolo la pratica dell'anma era in grave declino. Il suo salvatore fu Tamai Tempaku, che nel 1919 scrisse un libro intitolato Shiatsu Ho.
Nell'opera, l'autore combinava l'anma, l'ampuku e il do in con alcuni elementi di anatomia, fisiologia e spiritualità tradizionale. La pubblicazione del libro di Tempaku diede l'avvio a un significativo revival di interesse verso l'anma e i suoi utilizzi, e tre studenti del maestro (Shizuto Masunaga. Tokujiro Namikoshi e Katsusuke Serizawa, i personaggi principali dello Shiatsu) svilupparono sistemi individuali di Shiatsu: Shiatsu Zen, Shiatsu Namikoshi e terapia tsubo.
Ognuno di essi presenta differenze significative. Nel 1951 finalmente lo SHIATSU viene riconosciuto dal Ministero della Sanità all'interno dell'Anma e nel 1964 come pratica autonoma.